Sveglia presto, anzi, molto presto (per essere un’uscita di arrampicata libera si intende…mica siamo alpinisti). Ore 7.00:  uno sparuto ed eterogeneo gruppo di fauna umana si raggruppa alla spicciolata sull’asfalto già caldo di un parcheggio alle porte di Rivoli.

 “Ragazzi tutto chiaro?” “La strada l’avete capita?” “L’autogrill a cui fermarci?” un si collettivo, non troppo convinto, esce  dalle ugole ancora rauche di istruttori ed allievi, forse ancora tutti troppo addormentati per recepire domande.  Alla fine tutti riescono a trovare una portiera di un’auto e ficcarcisi dentro, alcuni lasciandosi presto abbracciare da Morfeo, altri ancora aspettando trepidanti il caffè in autogrill. Il commando torinese partito autonomamente ci comunica che avanza con decisione verso l’obbiettivo. Rapidamente riusciamo a spalmarci su ogni autogrill tra Rondissone e l’inizio della Gravellona Toce (Ma non era tutto chiaro?), dopo telefonate, wathsapp, tentativi di lancio di piccioni viaggiatori, ci si rimette in strada, il successivo pit stop concordato a Borgomanero, viene prontamente ignorato, qualcuno tenta di raggiungere la Svizzera ma torna prontamente indietro quando abbassando il finestrino per chiedere informazioni si vede rispondere in tedesco. Nel frattempo i torinesi, ormai denominato “primo gruppo esploratori” ci conferma di aver raggiunto il Mottarone e preso possesso delle antenne di comunicazione che dal suo cucuzzolo svettano, trasferiscono coordinate geografiche precise che permettono a tutti di raggiungere il parcheggio. Ci siamo, ci contiamo, qualcuno distribuisce mappe della zona, i più impulsivi seguono il loro sesto senso e partono in direzione di un piccolo laghetto artificiale dove, viste le temperature, pensano di poter stendere l’asciugamano e aprire l’ombrellone. Qualcosa non torna è chiaro, scatta l’operazione brain storming  tra le migliori menti della scuola Carlo Giorda, chi con complicati calcoli trigonometrici, chi annusando l’aria, chi leccando licheni dice la sua su  quale sia la direzione giusta per raggiungere la falesia, dopo esserci resi conto che guardavamo la carta al contrario rieprendiamo il controllo della situazione (si fa per dire) e torniamo sui nostri passi. Un’ampia dorsale in discesa, con un panorama da togliere il fiato sul Lago d’Orta ci permette di raggiungere finalmente la falesia. Il posto mette d’accordo tutti, granito rosa e vista stratosferica. Da qui in poi è solo tanto divertimento, crema solare, acqua, scarpette da riportare a risuolare, allievi (e) che scalano con le ginocchia, allievi (ma anche istruttori) che si arrampicano sui vetri non metaforicamente (ma quanto son balorde ste placche?!), corde incastrate, tiri facili, tiri duri, tiri trad, tiri corti e tiri lunghi, crostate all’arancio, balene di roccia e tante piccole cose che avete visto e ricorderete tutti. Al ritorno alle macchine, alcuni allievi dopo aver svaligiato chiaramente un supermercato (per questo motivo non citerò i loro nomi), sfameranno tutto il plotone con birra fresca, fontina d’Aosta, salami, carne secca ed ogni ben di Dio. Sono ormai le 18.30, con la pancia ormai piena, un po’ di stanchezza, ed ancora impressi i bellissimi panorami ci avviamo verso casa.

Alla prossima

Osto